ho fatto uno show

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si è appena conclusa l’esperienza più incredibile della mia vita: ho lavorato al Gran Prix di Melbourne. ma andiamo con ordine perché la stavo combinando grossa.

tutto inizia i primi di gennaio quando ricevo una chiamata da un certo Atlantic Group per un colloquio. in quel periodo avevo appena lasciato il mio primo lavoro e quindi accetto senza troppi pensieri, per poi scoprire una volta finita la chiamata che questo gruppo si occupa da circa 10 anni del catering di eventi di enorme portata, tra cui il Gran Premio di Melbourne. al colloquio, alla domanda ‘perché vuoi lavorare al Gran Premio?’ rispondo serenamente ‘just to see Hamilton in Ferrari’ e, strappando una risata all’HR, mi confermano. vengo quindi inserito nel gruppo dei food & beverage attendant e il tempo scorre fino al primo giorno, venerdì 14 marzo.

il primo giorno va tutto alla grande, la postazione a cui sono assegnato è (così c’è scritto nelle tribune poi non so) ‘the best place to see the race’ in quanto è sopra la prima curva del circiuto. il team è fantastico, il team leader mi prende da subito in simpatia e tutto va alla grande. soddisfatto come non mai e carico per i due giorni seguenti (qualifiche e gara) torno allo stand dell’agenzia per cambiarmi. da qui il panico: mi tocco al collo e non c’è più il badge. questo fottutto badge a cui 10 minuti prima avevo scattato una foto da poser poiché ero davvero fiero di tutto ciò.

badge

vado nel panico più totale perché consapevole che senza sto pezzo di plastica non avrei più avuto modo di entrare nel circiuto. ripercorro i miei passi per tutto Albert Park fino alle 10 di sera (dopo 10h di lavoro e 25km camminati, PD) senza trovare un cazzo. arrivo a casa pieno di rabbia, delusione e tristezza. ero davvero felice e fiero di me, non aspettavo altro che arrivare a casa e chiamare amici e famiglia per raccontare la giornata e invece niente, sembrava tutto finito. ecco, sembrava.

dopo aver chiamato un numero che ancora oggi non so a chi appartenesse, mi viene consigliato di andare lì davanti super presto e provare a farmi ristampare il badge, senza però assicurarmi nulla. dormo circa 2h, con la sveglia fissata alle 6am mi sveglio alle 5,59 e parto come un treno. c’è però un problema.

prima di poter andare a parlare con lo staff dell’agenzia e stamparmi un altro badge, devo entrare nel circiuto. e come minchia ci entro senza sto badge/senza biglietto? in quel momento nella mia testa non esisteva la possibilità di non entrare, di conseguenza attivo la modalità Sant’Ambrogio e supero entrambi i tornelli. il primo (in cui controllano le borse) semplicemente mettendo lo zaino sopra il cordino e nascondendo l’ipotetico badge, il secondo con una magia da ‘now you can see me’ (se non hai visto quel film smetti di leggere il mio blog). in questo secondo tornello è necessario scannerizzare il QR code del badge. niente panico, vado dritto dal primo indiano (sì, anche qui..) della sicurezza e fissandolo negli occhi per non farlo guardare in basso, nascondendo con la mano il cordino, gli dico ‘sorry can you please tell me where is.. ah no nothing i saw it, thank you’ e tiro dritto. sono dentro.

un’amica la sera stessa mi ha fatto notare che potevo semplicemente spiegare la situazione e magari mi avrebbero fatto entrare. ma lei non è cresciuta in mezzo ai calabresi.

fatto sta che una volta dentro passo 4h, 4 fottute ore ad aspettare il nuovo badge. la tipa dell’HR arriva ad odiarmi per quanto la presso ma finalmente ci siamo. sono di nuovo in pista (letteralmente).

i due giorni seguenti, dopo aver superato lo spavento, sono i più belli di tutta questa mia esperienza. io, Marco Lenta allergico al lavoro da sempre, lavoro 10h con il sorriso stampato sulla faccia.

insieme a un altro ragazzo italiano (Pasquale, lui calabrese per davvero) conquistiamo il nostro settore, tanto che già al secondo giorno i clienti ci chiamavano per nome e ci trattavano come se fossimo degli eroi (che comunque lavorare un giorno a 37 gradi e l’altro a 15 con la tempesta qualche superpotere te lo da).

i calabresi

oggi, a fine race day, questa coppia di kiwi (neo zelandesi per voi occidentali che leggete) ci regalano un cappellino della Ferrari (100 dollari btw) e 100 dollari di mancia. che ovviamente perdo (sì avete letto bene, non so più dove sono finiti ma questa volta col sorriso).

kiwi

a prescindere dai regali, da soldi e da tutto il resto, ciò che mi porterò sempre dentro di questa esperienza è la bellezza di queste persone. tutti i clienti ci hanno trattato in maniera umilissima (i ricchi sono ben diversi dagli arricchiti o dai poveri coi soldi, stampatevelo), ci hanno ringraziato col cuore (una quasi in lacrime, ma forse era ubriaca per via dell’open bar), ci hanno chiesto foto insieme a loro a fine gara per ricordarsi di quanto li abbiamo trattati bene e fatti divertire. italians do it better and it always will.

grazie Gran Premio, grazie Atlantic Group, grazie Melbourne, grazie Australia. in questi 3 giorni mi son sentito più vivo che mai, più felice che mai, fiero di me stesso e, soprattutto, fiero della scelta fatta quasi 4 mesi fa. chi ha parlato con me in queste settimane sa quanto sono state difficili ma questa boccata d’aria ha cancellato ogni tipo di pensiero negativo. sono dove voglio essere. con il cuore più pieno che mai.

ah, un saluto anche da sua maestà Lewis AURA Hamilton.

hamilton

grazie se hai letto fino a qui e se ti va, lascia un commento! a presto 🙂

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Mangia
Mangia
1 mese fa

comunque è andata benissimo perché non hai chiesto niente a nessuno,ingiocabile🩶

MARILISA FUSETTI
MARILISA FUSETTI
1 mese fa

Sant’Ambrogio è una garanzia! 😉

ely
ely
1 mese fa

gli indianini di merda conquisteranno il mondo😬😬😬

Renata
Renata
1 mese fa

Certo che fare un’esperienza così un po più serenamente no ???
Però che bello e che piacere sapere che te la cavi egregiamente, anche se non avevo dubbi .❤️